La nostra galleria effettua valutazioni di dipinti antichi, dell'ottocento e del novecento.
Siamo in grado di effettuare la valutazione dipinti con professionalità e gratuitamente per i tuoi oggetti.
Sei interessato alla VENDITA o all’ACQUISTO di dipinti?
Per acquistare o vendere un dipinto si rende necessaria una corretta valutazione, che permette di attribuire un valore di mercato a un’opera d’arte.
Tale operazione è molto complessa e si basa, com’è ovvio, su una continuità di valore dei dipinti dell’artista, sull’importanza dello stesso nell’ambito del segmento storico occupato, sulle condizioni generali dell’economia, sull’andamento generale dei quadri caratterizzati dallo stesso orientamento stilistico. Molte volte, la mancanza della firma rende le procedure di riconoscimento dell’opera un po’ difficoltose, ma anche un dipinto non firmato in realtà può avere un grande valore. Infatti nel Cinquecento, Seicento e Settecento, i pittori non erano soliti firmare o siglare le loro opere.
Solo dal XIX secolo i pittori iniziarono a dare una paternità ai dipinti, ma solo a opera finita. Lo stile, la tecnica, i materiali utilizzati dall’artista restano gli strumenti necessari per definire l’autentiticità e la paternità del dipinto. Generalmente, la valutazione di dipinti è un processo di ricerca attributiva, che passa attraverso lo studio e l’analisi della qualità del dipinto, la rarità, il soggetto raffigurato, elementi di tipo stilistico, individuazione modalità di stesura e di ogni particolare modalità esecutiva di un dato pittore.
La valutazione di un dipinto è gratuita. Una prima stima viene effettuata su fotografia. Compilare il form a lato o inviare una mail con i dettagli necessari per attribuire un iniziale valore commerciale alla vostra opera.
LA PITTURA DEL SEICENTO:
La pittura del 600, ovvero del Barocco, appare estremamente complessa, caratterizzata da luci, ombre e squarci fantastici. In questo periodo si moltiplicano le scene sacre e religiose: difatti la principale committente delle opere di pittura divenne la Chiesa, che cercava nell’arte il mezzo per affascinare e convincere i fedeli.
Palazzi e soprattutto chiese, vengono decorati con immensi e maestosi affreschi raffiguranti scene sacre, dipinte con estremo verismo e naturalezza, conferendo a tali scene un carattere di credibilità tale da avvicinare i fedeli.
Le correnti artistiche del periodo erano due: quella naturalistica e quella classicista.
La prima vede il maggiore esponente in Caravaggio, che nella sua pittura introduce la realtà di tutti i giorni. Infatti la peculiarità delle sue rappresentazioni consiste nell’utilizzare delle persone comuni per raffigurare le figure di Cristo, della Madonna e degli apostoli, evidenziandole con una luce particolare. I visi e gli atteggiamenti dei personaggi raffigurati sono caratterizzati dalle espressioni naturali, corrucciate e magari piene di rughe per via dell’età, che si possono intravedere tutti i giorni nelle persone che ci circondano.
Caravaggio sostiene un arte vera e espressiva, che rappresenti meglio la realtà che lo circonda e soprattutto che sia la dimensione di tutti gli uomini, anche di quelli più umili e miseri.
Questa pittura naturalista si diffuse in Italia intorno al 1620, e tra i più importanti pittori si ricordano: Orazio Gentileschi e la figlia Artemisia, Bartolomeo Manfredi e Battistello Caracciolo, oltre a numerosi stranieri che operavano in Italia, fra cui il pittore francese Valentin de Boulogne e lo spagnoloJusepe de Ribera.
L’altra corrente pittorica sviluppatasi nel seicento, vede come maggiori esponenti i Carracci, che contrariamente a Caravaggio e i suoi seguaci, preferirono dare risalto ai principi di chiarezza, monumentalità ed equilibrio tipici del Rinascimento. Fondano la cosiddetta Accademia degli incamminati e ad emergere è soprattutto la figura di Annibale; con lui si va oltre all’ impostazione iniziale che vedeva preponderanti le motivazioni a carattere religioso e si apre una nuova strada per la pittura decorativa.
Tra le sue prime opere ricordiamo “La macelleria”, dove si evidenzia una rappresentazione oggettiva. Carracci riesce ad unire armoniosamente, l’impostazione di stampo “pittorico-naturalista” tipica della zona lombarda- veneta-emiliana, al carattere nobile e classico derivante dalla tradizione decorativa Romana. Tale caratteristica è preponderante nella sua opera “La fuga dall’Egitto” del 1602, in cui l’elemento naturalistico non è solo sfondo, ma in un certo senso prevale sul tema narrativo. L’evento religioso si associa alla raffigurazione della natura, e il sentimento religioso fa parte di essa, in una proporzionata sintesi che lega l’uomo a Dio, attraverso la natura, che è umana, che è divina nel suo vario svelarsi sulla terra.
LA PITTURA DEL SETTECENTO E DELL’OTTOCENTO
Neoclassicismo:
Con il termine neoclassicismo si usa indicare il periodo compreso fra la metà del settecento e i primi decenni dell’Ottocento, nel corso del quale si è convinti di poter raggiungere un nuovo classicismo, operando il recupero, in età moderna, della civiltà antica.
I maggiori interpreti del neoclassicismo furono il pittore Anton Raphael Mengs (1728-1779), lo storico dell’arte Johann Joachim Winckelmann (1717-1768), gli scultori Antonio Canova (1757-1822) e Bertel Thorvaldsen (1770-1844), il pittore francese Jacques-Louis David (1748-1825), i pittori italiani Andrea Appiani (1754-1817) e Vincenzo Camuccini (1771-1844).
Winckelmann, Mengs, Canova, Thorvaldsen, lavorarono tutti a Roma, che divenne, nella seconda metà del Settecento, la capitale del neoclassicismo. A Roma, nello stesso periodo, si affermò anche Giovan Battista Piranesi che, con le sue incisioni a stampa, diffuse il gusto per le rovine e le antichità romane.
Fra i pittori italiani che operano a Roma, un precursore delle nuove correnti può essere considerato Pompeo Batoni (Lucca 1708 – Roma 1787), che procede con compostezza neo cinquecentesca, guardando a Raffaello e al Correggio, ma restando ancora legato sotto molti aspetti, alla tradizione del Settecento. Suo allievo è Gaspare Landi (Piacenza 1756 – 1830), che dipinge pale ed affreschi, con una gamma cromatica leggera e che esprime il meglio di se stesso nei ritratti come quelli dell’Appiani, del Benvenuti e del Canova. Vincenzo Camuccini (Roma 1771 – 1844), con la sua opera Il giuramento degli Orazi, affronta un tema storico con enfasi teatrale, raggiungendo per questo motivo un grande successo.
Il maggior centro neoclassico italiano è però Milano, dove opera Andrea Appiani (Milano 1754 – 1817): egli è soprattutto un disegnatore, come la gran parte dei suoi contemporanei. L’Appiani affronta lo stile eroico in trentasei opere monocromatiche per la Sala delle Cariatidi nel Palazzo Reale di Milano, con i Fasti di Napoleone, dalla battaglia di Cairo-Montenotte alla proclamazione a imperatore. Ma la maggior forza espressiva è rilevabile nei ritratti, dove si concentra maggiormente per dare risalto agli aspetti caratteristici.
Il neoclassicismo tende a scomparire subito dopo il 1815 con la sconfitta di Napoleone. Nei decenni successivi venne progressivamente sostituito dal Romanticismo che, al 1830, ha definitivamente soppiantato il neoclassicismo.
Romanticismo:
Nella pittura italiana il passaggio dal neoclassicismo al romanticismo è contraddistinto da una fase purista, in cui si tende a liberarsi dai condizionamenti razionali neoclassici e dalle sovrastrutture barocche, ritrovando la purezza dei sentimenti umani.
La pittura romantica italiana si esprime soprattutto attraverso la raffigurazione di eventi storici e la raffigurazione di paesaggi. Nel primo caso vengono rappresentati episodi tratti dalla storia italiana, rappresentati in modo da evocare momenti di antica gloria nazionale e momenti di riscatto.
Protagonista indiscusso di questa pittura di storia è stato il milanese Francesco Hayez (Venezia 1791 – Milano 1882).
Per quanto riguarda la rappresentazione dei paesaggi, il romanticismo italiano trovò invece una sua maggiore autonomia ed ispirazione discostandosi dalle raffigurazioni caratterizzati dall’atmosfera a volte tenebrosa ed inospitale tipica dei paesaggi nordici. Senza dubbio la diversità geografica tra l’Italia e l’Europa del Nord, ha fato in modo che la pittura dei paesaggi italiano risultasse luminosa. Gradevole ed accogliente. Due sono stati i grandi protagonisti: Giacinto Gigante (Napoli 1806 – 1876) a Napoli, esponente della Scuola di Posillipo, e Antonio Fontanesi (Reggio Emilia 1818 – Torino 1882) a Torino.
Il romanticismo italiano tende a prolungarsi fin quasi alla fine del secolo collegandosi, in alcuni casi, direttamente con la pittura divisionista.
LA PITTURA DEL NOVECENTO:
Il primo ventennio del XX secolo fu ricco di novità. Mentre l’Europa di si apprestava a vivere la tragedia della prima guerra mondiale, vi fu un periodo assai fecondo in tutti i campi della cultura: arti visive, musica, letteratura, spettacolo sembravano alla continua ricerca di novità. Le avanguardie artistiche del XX secolo si posizionano in forte contrasto con le concezioni artistiche, filosofiche, scientifiche, psicologiche e socio-economiche del periodo.
Espressionismo:
L’espressionismo nasce e si diffonde in Germania fra il 1905 e la prima guerra mondiale. L’Espressionismo rivela un malessere esistenziale, prodotto dagli orrori della guerra, da una crisi della coscienza, che portò a un’esplosione di rivolta verso tutti i valori. Le immagini esprimono questi modi di di sentire, attraverso al deformazione della figura, i colori violentemente contrastanti. Il disegno è fortemente marcato, spesso deformato, le figure hanno un aspetto barbarico, spesso sono caricaturali: ogni modello di bellezza tradizionale è volutamente distrutto.
L’Espressionismo trova le sue premesse nei pittori dell’angoscia quali, Van Gogh, Munch, Gauguin, molti artisti tra i quali Picasso, Chagall, Klimt, Kandiskij, sviluppano nelle loro opere tematiche legate all’espressionismo.
Astrattismo:
L’Astrattismo lascia la riproduzione del reale per giungere alla più profonda elaborazione formale del linguaggio visivo, allontanandosi da ogni riferimento al mondo esterno e costruendo le regole del proprio linguaggio su elementi interni alla forma, in grado di giungere alla vera essenza delle cose, alla struttura più profonda delle forze della natura. Le immagini della pittura astratta sono immagini puramente mentali: nelle composizioni pittoriche ciò che conta non è il soggetto che non c’è, ma i rapporti di equilibrio, di peso visivo , di valore cromatico tra le forme. I principali esponenti dell’astrattismo come corrente d’avanguardia storica sono Vasilij Kandinskij (1866 – 1944), primo teorizzatore della tendenza, Paul Klee (1870 – 1940) che studiò in senso introspettivo e psicologico la costruzione dell’immagine tramite la combinazione di linee, segni, superfici colorate, ideogrammi; Piet Mondrian (1872 – 1944), per il versante più razionale e analitico (neoplasticismo)
Dadaismo:
Il movimento Dada nacque nel 1916, per mezzo di un gruppo di artisti contrari alla guerra: Dada era ogni forma di protesta e di azione contro i valori esistenti. I pittori abbandonarono i pennelli tradizionali e crearono direttamente con il legno, il ferro, oggetti, frammenti, stracci, fotomontaggi. L’espressione più significativa del movimento si trova nelle opere di Marcel Duchamp, Francis Picabia, Max Ernst, che propongono, attraverso il loro lavoro, i cardini fondamentali attorno ai quali ruota tutta la provocazione dada.
Metafisica:
La pittura metafisica appartiene alla cultura figurativa italiana e anticipa di oltre un decennio il Surrealismo. Si colloca tra il 1910 e 1920. Ne furono protagonisti Giorgio De Chirico (1888 – 1978), Carlo Carrà (1891 – 1952) e Giorgio Morandi (1890 – 1964). Nelle opere dei pittori metafisici, il mondo del concreto e del reale si mescola al mondo dell’immaginazione: l’immaginazione diviene parte attiva ed essenziale nell’accostare sulla tela oggetti disparati, che non hanno relazione fra loro. Calchi in gesso di opere classiche, manichini di sartoria, oggetti da soffitta, convivono nella stessa scena per comunicare all’osservatore un senso di estraniamento alla realtà.
Surrealismo:
Il manifesto del Surrealismo è del 1924, ma il movimento si forma negli anni del primo conflitto mondiale, forte delle esperienze delle altre correnti di avanguardia. I surrealisti portano alle estreme conseguenze la dissociazione della logica della realtà, cercando ispirazione nella dimensione psichica più profonda dell’uomo, ovvero l’inconscio. Nella pittura i surrealisti usarono la tecnica molto precisa, in modo da rendere quasi tangibili visioni appartenenti alla dimensione della mente e non a quella della realtà. Gli oggetti subiscono deformazioni o sono collocati in un contesto totalmente estraneo al loro ambiente ordinario.
Rappresentanti maggiori del movimento sono, oltre al teorico del gruppo Breton, Masson, Magritte, Mirò, Dalì.