SCUOLA DI RESINA IN ITALIA
La Scuola di Resina ha avuto origine tra il 1863 e il 1864 grazie all’unione di un gruppo di artisti che si riunivano nello studio di Marco De Gregorio, concentrandosi sul tema del verismo.
La scuola di Resina ha tratto vantaggio anche dall’interazione con i “macchiaioli”, alcuni dei quali, come Vincenzo Cabianca, Giuseppe Abbati e Giovanni Fattori, hanno partecipato alle prime mostre della Società Promotrice di Napoli.
Il programma della Scuola di Resina prevedeva che gli artisti si unissero in un patto di solidarietà: la condivisione dei guadagni, il culto della verità e delle piccole cose in contrasto con i principi accademici, e il principio di aiutare i compagni in difficoltà, ovunque si trovassero, anche al di fuori dell’Italia.
I PRINCIPALI ARTISTI:
I protagonisti principali di questa nuova corrente artistica includono: Marco De Gregorio, Giuseppe De Nittis, Federico Rossano e Adriano Cecioni, i quali hanno adottato un nuovo modello di rappresentazione del paesaggio, osservandolo con uno stile schietto e genuino.
Gli artisti dipingevano all’aperto, su piccole tele, preferendo rappresentare stradine di campagna distanti dalla città, scegliendo punti di vista non convenzionali del paesaggio meridionale. Questo è evidente nelle vedute di Capri e Ischia, come ad esempio i dipinti di Marco De Gregorio intitolati “Anacapri” e “Il villaggio di Lacco Ameno”. Inoltre, si dedicarono anche a dipingere giardini storici, come “Nel bosco di Portici” di Marco De Gregorio e “Nel Parco di Capodimonte” di Giuseppe Giuliani, così come rappresentazioni di vita rurale come “Cortile rustico” di Giuseppe De Nittis e scene legate alle attività agricole e pastorali come “La fiera dei buoi a Capodichino” di Federico Rossano.
Accanto ai maestri fondatori, si unirono anche artisti come Federico Cortese, Alceste Campriani, Eduardo Dalbono, Giuseppe Laezza, Edoardo Monteforte, Vincenzo Montefusco e Antonino Leto.
Secondo il critico d’arte italiano Diego Martelli, “Adriano Cecioni, unito a Marco De Gregorio, Giuseppe De Nittis e Federico Rossano, formò con loro un gruppo di radicali nell’arte, rifiutando ogni autorità e disprezzando tutto ciò che avrebbe potuto procurare loro benessere attraverso le concessioni fatte alla moda. Si deliziavano delle intime soddisfazioni che solo i veri artisti possono provare in comunione d’idee, osservando attentamente la natura e fantasticando quotidianamente su tutti gli effetti e le forme dell’incessante susseguirsi delle immagini della vita”.